In STORIE DI ANIMALI

 

schedeGestioneWebQuando ci si appassiona all’allevamento di una specie o anche solo quando si decide di far entrare nella propria famiglia “allargata” un nuovo animale, ciò che viene più spontaneo fare spinti dall’entusiasmo e dalla voglia di far conoscere il nuovo arrivato a tutti gli altri è affrettarsi nell’inserimento.

Ho già un pappagallo ma ho paura che si senta solo e ne prendo un altro, oppure sono appassionato di conigli o di furetti e voglio costituire un piccolo gruppo. O ancora, un mio amico non può più tenere una tartaruga e allora la prendo io, tanto ne ho già altre…

Simili situazioni purtroppo predispongono ad una serie di inconvenienti nella migliore delle ipotesi, in alcuni casi invece possono comportare danni molto gravi.

Un animale appena preso in un negozio, da un allevatore, o peggio ancora in una fiera, può essere affetto da alcune patologie infettive o parassitarie in molti casi inizialmente asintomatiche che possono però diffondersi rapidamente agli altri animali, della stessa specie, ma non solo. Acari, funghi, altri parassiti esterni o parassiti intestinali, per non parlare poi della patologie infettive, possono proliferare in seguito allo stress legato al cambiamento d’ambiente e di situazione, contagiando altri animali e nel caso di zoonosi anche noi.

Per non parlare di nuovi esemplari introdotti nei gruppi già costituiti e numerosi negli allevamenti, che possono provocare epidemie a volte incontrollabili.

Senza contare poi le questioni emozionali e comportamentali, altrettanto importanti, che richiedono per ogni nuovo arrivato il rispetto di una graduale ambientazione e di una introduzione nel nuovo gruppo familiare che consideri le caratteristiche etologiche della specie.

Un animale appena preso va tenuto sotto stretto controllo per almeno un paio di settimane (anche se, non lo dimentichiamo, il termine quarantena che tutti conosciamo indicherebbe un periodo di almeno quaranta giorni!), approfittando di questo intervallo per far eseguire una visita clinica e almeno un esame delle feci a fresco e per flottazione, nonché esami diagnostici più specifici per malattie infettive altamente diffusive nel caso di allevamenti).

Questo approccio preventivo consente di non incorrere in conseguenze gravi per la salute e il benessere degli animali, evitando oltretutto le spese senz’altro più onerose nel caso in cui uno o più soggetti si ammalino per la nostra fretta di ridurre i tempi di inserimento.

Ancora una volta, è proprio il caso di dirlo, la prevenzione conviene!

 

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