
Stress vs Natura 0-1
La professoressa Mary Carol Hunter dell’Università del Michigan ha portato a termine una ricerca i cui risultati sono stati recentemente pubblicati dalla rivista Frontiers in Psychology.
Per 8 settimane sono state analizzate le correlazioni tra il tempo passato in mezzo alla natura e la presenza nella saliva di due bio-marker correlati allo stress, il cortisone e l’alfa-amilasi, delle 36 persone coinvolte nello studio.
Il risultato?
“I migliori risultati in termini di riduzione dei livelli di cortisolemia si hanno passeggiando o stando seduti per 20-30 minuti in un posto che dia il senso della natura”, afferma la professoressa Hunter.
Nello studio si parla di immersione nella natura anche in contesti urbani, passeggiando in un parco o in un giardino, sedendosi su una panchina, in ogni caso lontani dagli schermi di tablet e smartphone.
I partecipanti erano liberi di scegliere quando e dove immergersi nella natura, purché l’esposizione fosse quotidiana e non associata ad attività aerobica: non è necessario correre dunque per ricevere i benefici di cui si parla, basta camminare o fermarsi a contemplare la bellezza…
Davvero abbiamo bisogno che qualcuno ce lo prescriva?
Quando ho letto l’articolo in cui si fa riferimento a questo studio, nel quale si parla anche di “prescrizione” medica di venti minuti al giorno, mi sono fermata a riflettere su due questioni in particolare:
La prima riguarda proprio la necessità che qualcuno “dall’esterno” ci dica che una via per recuperare benessere passa dal prendersi 20-30 minuti al giorno per noi, semplicemente passeggiando nel verde, guardando con gli occhi senza l’interposizione dello schermo del telefonino…
E gli animali?
La seconda riflessione è legata invece agli animali. Mi chiedo se vivere con individui di altre specie, osservarli, passare del tempo con loro senza distrazioni, prendersene cura nel senso vero del termine, lasciarli liberi di esprimersi non sia un altro bel modo di “staccare la spina” delle nostre giornate sempre troppo dense di impegni e preoccupazioni, riprendere fiato e stare un po’ meglio.
Mentre aspettiamo che i ricercatori si occupino anche di questo, io una mia idea me la sono fatta.
E voi?! 🙂