In RIFLESSIONI DI UN VETERINARIO

I guariti da Covid-19, una risorsa

I numeri del Coronavirus

Da un mese almeno a questa parte non facciamo che parlare di malati. Di malati e di numeri.

 

I numeri sono diventati protagonisti

Protagonisti di notiziari e speciali, sono i migliori amici di molti sindaci che li sciorinano senza comprenderne appieno il significato in dirette Facebook quotidiane improvvisate in salotto, davanti a librerie con le foto di famiglia o a quadri sempre un po’ storti.

Il numero dei malati. Il numero dei deceduti. A volte il numero dei tamponi.

I numeri spaventano quando non sono contestualizzati, quando non vengono messi in proporzione con quello totale dei tamponi effettuati per esempio, né con quello complessivo dei cittadini di paesi, regioni, nazioni, continenti, né con dati relativi ad altre epidemie che la nostra specie ha già incontrato.

C’è un altro numero che viene a volte citato ma en passant, come se non avesse grande rilevanza, come se togliesse la dovuta solennità a bollettini che più che medici sembrano bellici.

Il numero dei guariti.

E chi guarisce?

Come se guarire fosse una colpa, come se chi guarisce mancasse in qualche modo di rispetto alla gravità della situazione.

Poi però trovi un articolo relativo ad uno studio che non solo parla degli oltre 300.000 guariti nel mondo, 24.ooo solo in Italia (quelli ufficiali, chissà quanti l’hanno fatto senza nemmeno sapere che hanno avuto Covid-19, perché non sono dovuti ricorrere al ricovero in ospedale e non hanno fatto il tampone…).
Non solo, l’articolo che compare in quotidianosanita.it si intitola “Coronavirus. Il plasma dei guariti potrebbe essere “la migliore terapia disponibile in questo momento”.

 

Una delle migliori terapie disponibili

Ad affermare che potrebbe trattarsi della terapia migliore in questo momento, nel quale farmaci specifici non sono disponibili e per il vaccino, ammesso che si riesca, ci vorrà oltre un anno, è il professore della Yale University School of Medicine Alessandro Santin.

Un italiano, laureato con lode all’università di Brescia. Così, per dire.

E allora mi chiedo: perché non ci si occupa con la stessa attenzione anche dei guariti? Perché non ci si chiede come hanno superato la malattia? Come vivono? Cosa mangiano? Come si prendono cura di loro stessi? Perché non si mettono in correlazione i dati epidemiologici con lo stato di salute medio delle popolazioni? Il loro tasso di malattie croniche e degenerative?

Lo studio approvato alcuni giorni fa dall’FDA statunitense a cui l’articolo fa riferimento è preliminare certo, richiede approfondimenti, occorrono risultati di studi controllati su larga scala, ma non è certo una novità: la procedura che utilizza le gammaglobuline da plasma di soggetti guariti è stata già utilizzata in altre epidemie come la SARS, la MERS, EBOLA.

E la sieroterapia, come ci ricorda treccani.it è stata creata scoprendo che sostanze contenute nel sangue o nel siero di “animali immunizzati con tossina difterica o tetanica è atto a neutralizzare le tossine usate per l’immunizzazione, tanto se viene direttamente aggiunto alle loro soluzioni, quanto se viene inoculato separatamente da esse ad animali da esperimento”.

Come al solito sono gli animali che dobbiamo ringraziare e onorare, per molte più cose di quante immaginiamo…

 

E in Italia?

Intanto anche in Italia alcuni ospedali come il policlinico San Matteo di Pavia stanno mettendo a punto un protocollo sperimentale.
“L’Italia ha moltissimi ospedali attrezzati per effettuare la plasmaferesi, che in sé è una procedura molto semplice”, commenta il presidente della Fondazione Giovanni Lorenzini Sergio Pecorelli, “e i laboratori possono facilmente attrezzarsi per individuare la carica anticorpale”.

Dai dati preliminari sembrerebbe che la donazione di un paziente guarito potrebbe aiutarne almeno due, mi sembra quindi un buon motivo per capire qualcosa in più sulla salute delle popolazioni oltre che sulla malattia. E di incentivare la prevenzione impegnandosi in modo sistemico sulla qualità della vita, sull’alimentazione, sulla difesa dell’ambiente e degli ecosistemi, sulla salvaguardia degli habitat degli animali selvatici e molto altro ancora…

 

Articolo di Cinzia Ciarmatori 

Per la foto grazie a Gerd Maiss Pixabay.com e a Pexels.com

 

 

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Showing 4 comments
  • Laura

    Un articolo molto interessante che manda un messaggio di speranza per la situazione attuale ed al tempo stesso ci insegna che rispettare ed amare gli animali, oltre la gioia che può darci, è anche nell’interesse del genere umano. Grazie

    • Cinzia_Ciarmatori

      Grazie a lei Laura per aver dedicato del tempo alla lettura, grazie infinite

  • Cristina

    Cara Cinzia, è molto interessante ciò che scrivi ed è anche “giusta informazione”.
    L’informazione basata sulla diffusione del terrore che sta avvenendo già da molti giorni non aiuta di certo la popolazione a mantenersi in buona salute.
    Qualche informazione sulla prevenzione e l’alimentazione non guasterebbe di sicuro. Forse aiuterebbe anche qualche documentario in più che mostri ed insegni la meraviglia del mondo animale e vegetale e di come siamo tutti collegati…. Magari a discapito di qualche programma di cucina….

    • Cinzia_Ciarmatori

      Grazie Cristina, per scrivere parto sempre da suggestioni e riflessioni personali che non posso ovviamente scindere dal mio essere medico veterinario. La scelta delle parole è importante, così come la scelta del punto di vista da cui guardare alle cose e al mondo e mi fa piacere che traspaia il desiderio di condividere informazioni che possano portare a riflessioni e alla voglia di approfondire. Grazie, davvero.

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