In RIFLESSIONI DI UN VETERINARIO

Gli antichi romani regalavano per l’ultimo dell’anno vasi bianchi con miele, fichi e datteri.
E rami di alloro raccolti nel bosco sacro a Strenia, dea di origine sabina. Ecco perché parliamo ancora oggi di Strenne!

Capodanno non è sempre stato il 1 Gennaio, lo è diventato con l’avvento del Calendario Gregoriano nel 1582.

Ogni cultura ha le sue tradizioni: in Giappone le famiglie si riuniscono nei templi a bere sakè nell’attesa dei 108 colpi di gong che annunciano il passaggio al nuovo anno.
In Grecia chi entra per primo in casa deve rompere a terra un melograno.
In alcuni Paesi del Sudamerica è usanza mangiare chicchi d’uva ed esprimere dodici desideri, uno per ogni mese.
In India non si festeggia in casa, è obbligatorio uscire e in Germania ci si maschera come a Carnevale.
In Romania è tradizione augurare un buon nuovo anno a tutti gli animali che si incontrano mentre i popoli del nord Europa festeggiavano mascherandosi da animali per ingraziarsi la natura…

Per una delle feste più pagane dell’anno quella dello scoppio di petardi e fuochi d’artificio sembra per noi tradizione irrinunciabile.
Ma qual è il significato? E quali sono le conseguenze per noi e per gli altri animali?

I botti per scacciare demoni e spiriti

Il “senso” dei botti è quello di scacciare spiriti maligni e demoni e il loro avvento è legato ovviamente alla scoperta della polvere da sparo.
Prima si usavano lanterne e falò per fare luce al nuovo anno, per renderlo propizio.

L’arte pirotecnica è nata in Cina alla fine del primo millennio, a scopo bellico, poi si è diffusa in tutto l’Occidente e nel Medioevo veniva utilizzata per cerimonie religiose e spettacoli, veri e propri effetti speciali.

In Germania nacquero le prime fabbriche di fuochi d’artificio e la formazione dei pirotecnici era contesa tra la scuola di Norimberga e quella di Bologna!

Oggi in Italia ci sono molte scuole, tra cui la più illustre è quella napoletana e i fuochi d’artificio sono sempre più spettacolari…

Le stragi dell’ultimo dell’anno. Botti e animali.

Non c’è fine anno senza un vero e proprio bollettino di guerra: morti e feriti sono sempre tanti, troppi per quello che dovrebbe essere un festeggiamento.

E la strage più silenziosa è quella di animali. Secondo le stime del WWF sono oltre 5.000 gli animali che muoiono ogni anno, l’80% dei quali selvatici.

Il silenzio della notte viene d’improvviso squarciato da rumori assordanti, una “guerra simulata” che per gli animali si trasforma in un incubo dal quale fuggire più velocemente possibile e soprattutto gli uccelli sono vittime di incidenti proprio per questo.

Migliaia di individui muoiono per la nostra incuria, per la mancanza di consapevolezza e attenzione.
Muoiono perché non ci fermiamo mai a chiederci davvero quali sono le conseguenze delle nostre azioni.

E gli animali che vivono con noi?

Il 20% di quelle 5.000 vittime sono proprio animali con i quali condividiamo le nostre case.
Si tratta spesso di cani e gatti che si spaventano e scappano in strada ma non solo.

Chi pensa mai agli animali che facciamo vivere in gabbia?

Conigli, cavie peruviane e altri Piccoli Mammiferi, Pappagalli e altri uccelli se si spaventano non sanno dove rifugiarsi e possono ferirsi molto gravemente se cercando di scappare urtano contro le sbarre o altri ostacoli.

Si tratta di specie preda nella maggior parte dei casi, quindi evolute proprio per la fuga e cercare un nascondiglio è un istinto atavico, non importa da quanto tempo vivono con noi.

Che fare quindi per proteggere gli animali dai botti?

La prima cosa è non sottovalutare il fatto che la paura è un’emozione molto potente e trasversale a tutte le specie.

Non lasciare mai da soli gli animali che vivono con noi, non importa a quale specie appartengano: nessuno ci obbliga ad adottare animali e se lo facciamo ci assumiamo una responsabilità. Senza se e senza ma.

Fornire un ambiente più sicuro possibile: chiudere persiane e tapparelle prima che inizino i botti, sistemare gli animali lontani da porte e finestre.

Mettere a disposizione rifugi, anche una semplice scatola di cartone di dimensioni adeguate andrà benissimo, nulla di complicato.

Chiedere consiglio al proprio medico veterinario di fiducia, che potrebbe indicarci rimedi fitoterapici o fiori di Bach da cominciare ad utilizzare già qualche giorno prima, in base alla specie, all’individuo, alla famiglia e all’intera situazione.
E attenzione al fai da te: integratori e farmaci, anche di origine vegetale, non sono scevri da effetti indesiderati e non è detto che possano essere utilizzati indistintamente per ogni specie e per ogni individuo. Si tratta pur sempre di terapie.

E per i selvatici?

Per loro la situazione è più difficile perché richiede uno sforzo collettivo, non solo individuale.

Ma le rivoluzioni e i cambiamenti culturali in fondo partono sempre dai singoli che si aggregano fino a diventare una massa critica.

Quindi non vergogniamoci di dire che scegliamo consapevolmente di festeggiare il nuovo anno senza rischiare di uccidere qualcuno.

Inventiamo nuovi riti più rispettosi e inclusivi, facciamo che l’anno in arrivo sia buono per tutti.

Potremmo seguire l’esempio di Bali, in Indonesia, dove si sceglie di festeggiare nel silenzio più assoluto per far credere agli spiriti maligni che l’isola sia disabitata…

Bali

Bali, Indonesia

Foto: Viltalko, Tiff Ng by Pexels

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