
Parlare di animali introversi ed estroversi fino a non troppo tempo fa sarebbe stato impensabile.
Eppure oggi la valutazione della personalità e del temperamento degli animali è tema di studio e dibattito acceso.
Non solo introversione ed estroversione divengono caratteristiche di specie, ma anche modalità di approccio al mondo dei singoli individui.
Ci siamo mai chiesti se gli animali con cui viviamo sono introversi od estroversi?
Se quello che ci aspettiamo da loro è compatibile con la l’unicità di ciascuno?
Se stiamo usando il modo giusto per permettergli di esprimere al meglio le loro potenzialità?
Personalità e temperamento
Personalità e temperamento descrivono in ambito psicologico modi differenti di sentire e di comportarsi. Il temperamento è una parte molto importante della personalità.
Anche in etologia ritroviamo questi due aspetti. In questo caso la personalità è intesa “come un insieme di tratti psicologici che determinano la reazione di un animale a una determinata situazione”. Il temperamento invece “come una tendenza innata a mostrare determinati tratti”. Il temperamento è dunque la parte biologica e istintiva della personalità.
Da Pavlov in poi, passando per Gosling e Eysenck, sono molti gli studiosi affascinati dalla somiglianza di determinati tratti della personalità tra la nostra e le altre specie, in particolare il cane, ma anche gatti, cavalli, pappagalli e ovviamente scimpanzé ed altri primati come noi.
Chi si occupa in via preferenziale di questi temi sa che ci sono test di valutazione estremamente complicati, ma anche ottimi tentativi di semplificazione come quelli messi a punto molto recentemente da un team di ricercatori dell’università di Lublin, in Polonia.

Animali introversi ed estroversi
Quello che è ormai certo, nonostante non esista ancora un metodo ritenuto totalmente affidabile per la valutazione della personalità del cane, è che è possibile parlare proprio come per noi di introversione ed estroversione.
Introversi ed estroversi hanno modalità differenti di approcciarsi al mondo e agli altri.
Gli introversi sono almeno un terzo delle persone che conosciamo. Sono quelli che preferiscono ascoltare invece che parlare, che scelgono di leggere piuttosto che andare alle feste. Sono spesso individui che creano e inventano ma non ostentano la loro opinione. Quelli che hanno bisogno di tempi e spazi di solitudine per recuperare energie, che preferiscono conversazioni profonde con una o due persone al massimo, piuttosto che trattare argomenti che ritengono superficiali tanto per parlare.
Molti sono insospettabili. In un’epoca come questa, che esalta l’estroversione e spinge alla competitività e all’individualismo, molti introversi hanno imparato a trasformare una “timidezza riluttante” in una “timidezza orgogliosa”per usare l’espressione di Susan Cain, autrice del bellissimo libro Quiet dedicato proprio a questo tema.
Gli psicologi sanno perfettamente quanto sia importante, per i bambini in particolare, poter crescere sentendo che le loro differenze in termini di capacità di socializzazione sono comprese e rispettate. A scuola e all’interno delle famiglie.
Quanto questo possa fare la differenza per la loro vita da adulti.
E per gli animali?
Qualche riflessione prima di concludere
Appare ancora così recente (e in effetti lo è!) il tempo in cui parlare delle emozioni degli animali sembrava un’eresia, che introdurre il tema dell’introversione ed estroversione diventa quasi avanguardia.
Eppure non è mai troppo presto per cominciare a riflettere sul fatto che conoscere davvero gli animali con cui scegliamo di vivere è anche questo, comprendere ed accogliere chi sono.
Pretendere che si comportino come vogliamo in ogni situazione, senza tener conto della loro personalità, delle esperienze, del passato troppo spesso traumatico.
Sottoporli continuamente a stimoli e richieste. Anche quando ci stanno chiaramente dicendo che hanno bisogno di una pausa, di riposo, di solitudine, di recupero da situazioni stressanti.
Quante volte al giorno chiediamo loro di sedersi, sdraiarsi, darci la zampa. Anche contemporaneamente. O di camminare esattamente al nostro passo. Quante volte pretendiamo che si lascino prendere in braccio e accarezzare per soddisfare un’esigenza solo nostra. E quante volte ci impegniamo a sopprimere, più o meno consciamente, le modalità di espressione che non consideriamo adeguate alle nostre aspettative?
La società della performance, parafrasando il titolo di un libro di Maura Gancitano e Andrea Colamedici, coinvolge e travolge anche gli animali con cui conviviamo.
Per capire come intervenire c’è un primo importante passo da fare: fermarci.
Articolo di Cinzia Ciarmatori, DMV