In MEDICINA INTEGRATA

L’insulinoma del furetto è una delle neoplasie più comuni e colpisce le cellule ß del pancreas responsabili della produzione di insulina.
Non tutte le cause sono note ma il ruolo di un’alimentazione ricca in carboidrati è ritenuto sempre più centrale.

Per questo nelle primissime fasi passare ad un’alimentazione fresca di ottima qualità a basso indice glicemico può essere di grande aiuto.

Insulinoma del furetto. I sintomi.

I segni clinici di insulinoma aggravano con l’aumentare dell’ipoglicemia: inizialmente i furetti sembrano dormire di più, sono più deboli.
Poi i sintomi si aggravano nel corso del tempo se non si interviene con tempestività.

Il furetto gioca molto meno del solito, non esplora più come prima, dormono molto di più e più profondamente.
Alcuni famigliari riferiscono che il furetto “fissa il vuoto” per brevi periodi, oppure ha maggiore difficoltà al risveglio.
Nel corso delle settimane e dei mesi la situazione peggiora.

Comincia a sfregarsi ripetutamente la bocca con le zampe, digrigna i denti, ha produzione di saliva abbondante per la nausea.
Sbanda, la parte posteriore del corpo è debole.
Se non si interviene repentinamente la situazione può precipitare, con tremori, convulsioni e coma.

Come si arriva alla diagnosi?

Per arrivare alla diagnosi è fondamentale la valutazione della glicemia a digiuno, che può scendere molto rispetto ai valori normali.
Sarà utile anche l’ecografia del pancreas e tutti gli accertamenti diagnostici del caso.

Come si cura l’insulinoma del furetto?

Dipende dalla situazione: in molti casi è possibile intervenire chirurgicamente per rimuovere i noduli che stanno determinando la liberazione eccessiva di insulina.
Oppure si può ricorrere a farmaci che aiutano a regolare la glicemia, che possono rallentare il corso della malattia.

Un approccio di medicina sinergica e sostenibile può aiutare a ridurre molti sintomi, come la nausea, migliorare l’appetito e consentire una qualità di vita migliore.

Si può prevenire l’insulinoma del furetto?

In molti casi sì, soprattutto se si sceglie di mettere al centro l’alimentazione, rispettando le esigenze nutrizionali di questo piccolo predatore carnivoro!
La BARF è una possibilità da non sottovalutare, sia come prevenzione che come cura, soprattutto nelle fasi iniziali della patologia.

A patto che sia correttamente formulata e bilanciata, per soddisfare tutte le esigenze sia di macro che di micronutrienti.

Per fortuna si possono fare molte cose, a partire dalla prevenzione!

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